Appello di AMARCORD SAMAÈVAR
Vogliamo aprire un dialogo per trovare delle risposte ad alcuni quesiti che riguardano San Mauro Pascoli
Aspettiamo vostri commenti.
Con piacere vogliamo raccontarvi in maniera dettagliata i ritrovamenti archeologici che sono stati rinvenuti nel territorio del nostro Comune.
Nel nostro territorio si trovavano una folta, immensa e impenetrabile foresta chiamata dai Galli “Selva Litana” che si estendeva per decine di kilometri. Così la descrive Tito Livio “Silva erat vasta, Litanam Galli vocant- c’era una foresta chiamata dai Galli Litana, la vasta”.
Oltre a questa foresta era presente lo “Stagno Padusa” una vasta palude scomparsa in seguito alle opere di bonifica dei romani.
Tito Livio ci ha narrato di importanti e aspre battaglie combattute nella Selva Litana tra i Galli Senoni, Galli Boi e i Romani.
Non possiamo confrontare i ritrovamenti archeologici nel nostro comune con quelli rinvenuti in importanti insediamenti Romani in Romagna, ma i manufatti ritrovati nel nostro territorio, pur trattandosi in alcuni casi di piccoli reperti che possono sembrare di poco conto, confermano la vitalità del nostro territorio a la presenza di importanti insediamenti.
SASSO DIETRO IL COMUNE: non è certa la provenienza e l’utilizzo del grande masso rettangolare che si trova dietro il Comune. Le sue imponenti misure cm. 100x125 alto cm 70 portano a ipotizzare un uso per una grande costruzione. Alcune cronache narrano che i massi fossero due e che uno sia stato utilizzato in passato per qualche lavoro (?).
LA FORNACE DELL’USO: nel secolo XVIII a seguito dell’erosione del fiume Uso venne scoperta nei pressi della “ca’ fornace” a circa 600 metri a nord dal punto in cui è stato rinvenuto l’imponente cippo augusteo una fornace con anfore e mattoni con due tipi di bollo.
In una lettera del 10 agosto 1845 il savignanese BARTOLOMEO BORGHESI riporta le iscrizioni: “IMP[ERATORIS] ANTO[NINI] AUG[USTI] PII” e “GENTIA E BASSC” cioè “GENTIANO E BASSO CONSULIBUS”, che furono consoli ordinari nel 211 d.C.
Nella stessa lettera del 1845 BARTOLOMEO BORGHESI scrive: “questi due bolli furono murati nello studio di mio padre, l’imperiale ancora vi resta, l’altro è stato tolto per regalarlo a Mons. Marini alla cui collezione mancava quel consolato e che è passato colle altre figurine nel Museo Vaticano, in cui l’ho rinvenuto”.
Ad oggi l’impianto è distrutto e un sopralluogo “in situ” non ha rilevato alcuna traccia.
TEGOLA BOLLATA DI VIA BASTIA: rinvenuta nel 1845 tra Savignano e Cesenatico (nel territorio di San Mauro Pascoli?) di epoca romana con impresso il bollo CNAEI CORNELI SABINI. Conservata nel Museo Civico di Rimini.
LA VILLA DEL PODERE FONTANELLA: agosto 1933 nell’omonimo podere presso la sponda sinistra dell’Uso a 1 km. a nord dei resti del ponte Romano di San Vito sono stati rinvenuti un tratto di pavimento a spina di pesce e resti di costruzione riferibili a un monumento funerario.
Non risulta che il materiale sia stato asportato, fu ricoperto o è andato distrutto.
SEPOLTURE LUNGO LA SPONDA SINISTRA DELL’USO: nel 1948-1949 nel podere Spezzati (tra il Guado di San Mauro e la Ca’ Savina) in seguito ad arature profonde sono affioranti resti di tombe alla cappuccina.
Nel podere Cima ritrovamenti di due sepolture, frammenti fittili (anfore e vasellame) e un laterizio bollato.
Trattasi di testimonianze verbali.
CIPPO MILIARE AUGUSTEO: nel 1949 nel podere Poggio Zona a circa 200 metri ad ovest del ponte di San Vito è stata scoperta dal coloro Andrea Ricci, nel corso di profonde arature, una colonna marmorea con iscrizioni latine.
Il cippo miliare ha un’altezza imponente, 2,80 metri l’iscrizione è molto consunta ma si può leggere: IMP[ERATOR] CAESAR AVGVSTVS PONTIFEX MAXIMUS CO[N]S[VL] XIII TRIBVNICIA POTESTATE XXII VIAM AEMILIAM AB ARIMINO AD FLVMEN TREBIAM MVNIENDAM CVRAVIT MP VII.
Il miliare riporta la distanza sull’Emilia da Rimini a San Vito, 7 miglia.
Il ritrovamento del Miliario documenta il percorso della Via Emilia in età Augustea, passava da San Vito e da San Mauro.
Il cippo si trova presso il lapidario del museo civico di Rimini e fino ad oggi sono risultate vane le nostre richieste volte alla sua restituzione, ma noi non molliamo e continueremo a richiedere che il miliare torni nel territorio dove è stato ritrovato.
MONUMENTO SEPOLCRARE: sempre nel 1949 nello stesso podere Poggio Zona con il cippo miliare è stato rinvenuto un monumento sepolcrale. Si tratta di un blocco lapideo rettangolare largh. m. O,84; lungh. m. 0,75; alt. m. O,37. Poggiava su uno zoccolo cavo contenente resti di carbone e ossa combuste.
Anche questo reperto si trova presso il lapidario del museo civico di Rimini.
LE TOMBE DEL PODERE ANNA MARIA: nel 1950 nel podere Anna Maria in Via Bellaria scoperte tombe alla cappuccina a seguito di lavori di scasso. Le tombe sono state demolite e ricolmate prima dell’intervento della Soprintendenza. Sono stati raccolti dei frammenti di lastroni di tombe e un vaso in cotto nel quale era contenuto lo scheletro di un fanciullo.
I frammenti sono stati consegnati a Lucchesi, direttore della Biblioteca Gambalunga di Rimini.
Testimonianze orali raccontano di altre tombe rinvenute in Via Rossini (anni ’70) e in Via Monti nel corso della costruzione degli spogliatoi dello stadio comunale.
Si può supporre che nella zona ci fosse un ampio sepolcreto.
LA TOMBA E I FITTILI DELLA FORNACE RICCI: nel 1955 nella fornace tra San Mauro e Savignano in Via della Repubblica lato sud, nel corso di lavori la scavatrice frantumò una tomba alla cappuccina. Vennero recuperati i tegoloni della tomba, parte del corredo funerario, frammenti di olle piccole e grandi.
Lo scheletro era orientato ovest-est con il capo a ponente.
Ignoto il luogo di conservazione.
LE TOMBE DI VIA PASCOLI: nel 1963 rinvenute dal sig. Dino Gridelli “Ciali” durante lo scavo per interrare una cisterna due tombe alla cappuccina con suppellettili.
Le tombe contenevano anfore piccole e grandi, frantumi di vasi e tazze di argilla.
Tutto il materiale è stato consegnato a Don Giorgio Franchini parroco di San Giovanni in Compito, ed è stato collocato nell’Antiquarium della chiesa.
Purtroppo tutte le suppellettili furono rubati dall’Antiquarium il 24 marzo 1978.
Il sig. Tonino Dellamotta ha comunicato la presenza di altre tombe in Via Pascoli venute alla luce nel 1929/30 durante gli scavi dell’acquedotto.
L’EPIGRAFE DELLE SELVE: nel 1969 in Via Selve nelle ex scuole Elementari all’incrocio con la Strada Provinciale 13 bis (Via Bellaria-San Mauro) durante lavori di scasso rinvenuta una piccola stele funeraria in pietra, (in cm.: alt. 49,5; largh. 30,5; spess. 3,8). L’incisione presenta alcuni spazi lasciati intenzionalmente vuoti per aggiungere lettere. L’interpretazione dello scritto è po’ incerta, si suppone che siano ricordate due persone distinte ma può essere una sola persona. Molte parole sono incomplete e prive di senso. La stele ha delle scanalature con una lunetta in alto, nella quale si trova un fiore con dodici petali tra due foglie di edera. Sulla destra un vaso con due anse sormontato da una colomba.
La stele si trova nel Municipio di San Mauro Pascoli.
ORATORIO SAN PIETRO E PAOLO ALLA TORRE: capitello romano del quale non si conosce la provenienza. Il capitello potrebbe venire dal santuario pagano dedicato al Dio Giove che si ipotizza fosse eretto davanti l’ingresso principale del palazzo.
In effetti nelle mappe antiche l’insediamento della Torre era indicato con il toponimo “Giovedia”. Altro dato che avvalora queste ipotesi è il fatto che con l’avvento del Cristianesimo la gran parte dei templi dedicati al Dio Giove (re degli Dei) siano stati dedicati a San Pietro fondatore della Chiesa. Inizialmente anche la Chiesa alla Torre era dedicata a San Pietro, solo in seguito a San Pietro e Paolo.
Il capitello si trova all’interno della Chiesa dei Santi Pietro e Paolo.
FORNACE ROMANA RINVENUTA DURANTE GLI SCAVI DEL CER: nei primi anni 2000 durante gli scavi del Canale Emiliano Romagnolo è venuta alla luce una fornace Romana. La presenza della fornace può facilmente ipotizzare la presenza di insediamenti Romani di una certa importanza. A quei tempi non era agevole trasportare dei laterizi, e di solito le fornaci venivano costruite nei pressi di Domus o di altre costruzioni. La casa colonica più vicina all’area del ritrovamento della fornace è denominata Ca’ Fornace (!!!!!).
La Soprintendenza e il Comune di San Mauro Pascoli hanno concordato di trasportare la fornace alla Torre – Villa Torlonia, nei pressi dell’ingresso lato Bellaria dove è possibile visitarla.
A questo punto amici di Facebook vi elenchiamo alcuni interrogativi che riguardano il nostro paese, di molti conosciamo già le risposte ma siamo curiosi di conoscere altre testimonianze, restiamo in attesa di vostri interventi.
- Ci piacerebbe sapere il significato e il perché di alcuni toponimi: Le Casone, I Caset, E’ Brusadez, La Villa Grappa, I du Peunt, I Srai di via Tosi e via Bellaria, La Muntilaza
- L’entrata del Castello era rivolto verso la Chiesa o verso Savignano o c’erano due entrate? L’ingresso del vecchio campanile era collegato con la sacrestia della Chiesa?
- Prima che arrivasse l’acquedotto comunale con l’acqua che veniva da “I Poz ad Carloun”, le fontane che dissetavano i nostri nonni dove erano, e avevano un nome?
Alcune fontane erano: nel castello, davanti la “Marì dla Stufa”, ai Casetti, alla Madonna dell’Acqua
L’acquedotto è stato un regalo dei Principi Torlonia.
Importante “I Poz ad Carloun” hanno dissetato anche i nostri “amici” di Savignano
- Nella casa di Pino ad Lucoun” in Via L. Tosi già Giovedia, restaurata da “Cianin” è vero che succedevano delle cose strane, “us santoiva”?
- Lungo gli argini del Rio Salto c’erano tanti pioppi cipressini, cantati anche da Giovanni Pascoli. Il fiume aveva una grande portata d’acqua con dei grandi gorghi -gurgoun-. L’amico Bruno Zamagni ricorda quelli a valle dell’autostrada fino a Ramilli oggi ristorante Brancoun, chi ricorda tutti gli altri fino a quelli del ponte de “Zi Méch” e al ponte di Via Rio Salto I° Tratto?
Questi i gorghi che Bruno ricorda: “de Cantoun” zona casa di Vasinto; “de Poz” zona Muratori-Caraboin; “dla Fosa” zona Mularet; “dla Pirouna” nome di una Sig.ra che si suicidò; “di Zris” per gli alti alberi di ciliegi vicini al gorgo; “di Reugh” per i rovi vicino al gorgo; “Longh” tra Zamàgna e Caraboin; “di Bucloin” la sig.ra Rosa Grassi bisnonna di Bruno Zamagni perse un orecchino mai più ritrovato e rimase per sempre con un solo orecchino.
Entro breve inizieranno i lavori di restauro del “teatrino del Prete” e saranno completati i due ingressi della chiesa sulla Via Garibaldi, due importanti lavori che renderanno ancora più bello e attraente il nostro paese.
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