Oggi vogliamo raccontavi come è nato San Mauro Mare e come si sia trasformato da territorio sabbioso adatto per la coltivazioni di patate a ridente e accogliente meta turistica conosciuta e apprezzata in tutta Europa.
San Mauro Mare sorge sulle rive dell'Adriatico nella parte meridionale della pianura Padana ad un'altezza di 2 metri sul livello del mare. L'abitato si sviluppa su un territorio pianeggiante che digrada dolcemente verso il mare.
La spiaggia dove sorgono gli stabilimenti balneari è lunga circa 700 metri ed è costituita da sabbia finissima e acque molto basse particolarmente adatte alla balneazione.
Per quanto riguarda l’età Romana la zona costiera, in quei tempi poco salubre, non era oggetto di importanti insediamenti come la zona più a monte che si era sviluppata lungo il percorso della Via Emilia.
Nel 132 a.C. il console Publio Popilio Lenate completa la viabilità Cispadana tracciando sul cordone litoraneo la Via Popilia (antenata della attuale Strada Statale Adriatica), importante arteria che collegava Rimini a Ravenna, fino ad Adria e Aquilea. La Via Popilia si snodava in mezzo alle paludi, molto vicino alla linea di costa e spesso durante la stagione invernale risultava impraticabile.
Per questo motivo il quadro della viabilità costiera venne implementata con la Via del Confine utilizzata anch’essa per collegare Rimini a Ravenna, più interna rispetto alla Via Popilia. La Via del Confine è facilmente identificabile in due rettifili allineati sullo stesso asse:
il tratto Celle-Castellabate e il tratto Villalta-Pisignano.
Tutte queste strade (Emilia, Popilia, Confine) partivano da Rimini ma dopo aver superato il ponte di Tiberio e le Celle puntavano in direzioni diverse.
La Via Popilia al settimo miglio attraversava un borgo che viene identificato con l'odierna frazione di Bordonchio a Bellaria, che funzionava da stazione di transito e dove si potevano cambiare i cavalli e/o i muli.
In effetti a conferma di questa ipotesi nella frazione sono stati rinvenuti diversi reperti romani.
Anche il toponimo Bordonchio è riconducibile a “burdunculus - burdo” ossia al mulo.
Vogliamo fare un'ultima importante considerazione sul periodo Romano che riguarda il grande condottiero Gaio Giulio Cesare e la sua impresa: attraversare il 10 gennaio 49 a.C. il fiume che segnava il confine di Roma con la Gallia Cisalpina e le popolazioni dei Galli Boi e Galli Senoni.
Gaio Giulio Cesare con la sua “Legio XIII Gemina" al rientro dalle “guerre Galliche” era accampato a Ravenna.
Noi ci chiediamo, per attraversare il fiume confine di Roma è passato per la Via Emilia??? Ma per piacere………
Da Ravenna non era più agevole, lineare e veloce passare per la Via Popilia e nel caso questa fosse impraticabile (possibile nel mese di gennaio) ripiegare sulla Via del Confine, e attraversare il fiume confine di Roma in una zona non distante dal territorio di San Mauro Mare!!!
Nei pressi della Chiesa di Santa Margherita, Parrocchia di Bellaria monte, in una casa colonica già facente parte della Tenuta La Torre dei Principi Torlonia abbiamo rinvenuto diversi mesi fa, affissa sul muro una lapide con incisa la seguente iscrizione:
A. P. ➕ R. M.
FRANC. FIL. GASPARIS Q. FRANC I DE
RASIS ARIM. PINETO SATO A. 1658
VINEA PRIMA INSTITVTA A. 1660
DOMU. A GASPARE PROAVO CXV ANIS
ANTE AQVISIT. VICINI FLVM. VSI
ANTIQ. RVBICO. MINIS AC VETUST.
LABEN. A FVND RESTITVIT
A.S. MDCLXIV
-A perenne ricordo dell'avvenimento
Francesco figlio di Gaspare del fu Francesco Rasi riminese, seminata la pineta nell'anno 1658, impiantata la prima vigna nel 1660, ricostruì dalle fondamenta la casa che il proavo (bisnonno) Gaspare aveva acquistato centoquindici anni prima, andata in rovina a causa dell'antichità e delle minacce del vicino FIUME USO, L'ANTICO RUBICONE, nel 1664-.
Certo è che Svetonio nelle “Vite dei dodici Cesari", Tito Livio e altri raccontano che Gaio Giulio Cesare attraversò il fiume che segnava il confine su un “Punticulum” un ponticello. È difficile riconoscere come “Punticulum” un ponticello il ponte Romano di Savignano e tutto questo apre le porte ad altre interessanti ipotesi su quale fosse il confine di Roma.
Per adesso ci fermiamo qui, e diamo appuntamento a tutti ad un importante incontro che stiamo organizzando per la fine di settembre primi di ottobre, dal titolo “IL RUBICO NELLA STORIA la ricerca del vero Rubicone”.
Nell'incontro il ricercatore e storico locale Mario Garattoni terrà una relazione con la quale in base ai suoi studi e alle sue ricerche, chiarire quale tra i fiumi Uso, Rio Salto, Urgoun, Pisciatello e Rubicone sia il fiume attraversato da Gaio Giulio Cesare.
Nell'incontro sarà presente lo scrittore Ivo Ragazzini di Forlì che presenterà il suo libro “I Segreti del Rubicone”.
Dopo questa breve introduzione sull’età Romana riteniamo opportuno avvicinarci alla storia più recente.
Nel 1827 nasce il Comune di San Mauro Pascoli affacciato sul mare Adriatico con un tratto costiero di 700 metri compreso tra le località Due Bocche e Cagnona, che coincidono con le attuali località di Savignano Mare e Bellaria.
Nei primi anni del 1800 una buona parte dei terreni di San Mauro Mare erano di proprietà dei fratelli Paolo e Pompeo Marcosanti di Sogliano al Rubicone.
Entrambi i fratelli erano appassionati cacciatori e i terreni di San Mauro Mare a ridosso del mare, con dune, canneti, tante acque e tanto verde erano particolarmente ricchi di selvaggina e utilizzati dai fratelli Marcosanti come riserva di caccia.
Oltre ai fratelli Marcosanti altri terreni a mare dell'attuale ferrovia erano di proprietà di Francesco Nicoletti -Franzcòun-, originario dell’Istria (??).
Possiamo affermare che da queste due famiglie sia iniziata la comunità di San Mauro Mare.
Vogliamo ricordare anche l’importante bonifica di 200 ettari di terreni tra i poderi Capanni, Torretta, Cagnona e il mare, che trasforma una porzione di terreni improduttivi in un'area agricola in cui saranno messe a dimora culture di gelso, patate e tabacco. Le nuove terre bonificate sono l'incipit per la nascita della nuova località rivierasca.
Due sono state le opere pubbliche che hanno contribuito in maniera determinante allo sviluppo di San Mauro Mare:
nel gennaio 1889 l'inaugurazione del tratto Cesenatico–Rimini della Ferrovia Ferrara-Rimini pur in assenza a San Mauro Mare di una stazione
nel 1928 la sistemazione/rifacimento della Strada Statale 16 Adriatica (antica Via Popilia) che collega tutte le località della costa.
L'anno seguente (1929) il Touring Club Italiano descrive “San Mauro al Mare come un gruppo di villette ad un km dalla nuova statale, con alcune botteghe ed una trattoria. L'arenile all'epoca è descritto essere largo dai 20 ai 30 metri pianeggiante e formato da sabbia fine con dune retrostanti”.
Nel 1932 per Regio Decreto il nome di San Mauro di Romagna viene cambiato in San Mauro Pascoli e quello di San Mauro al Mare diviene San Mauro a Mare.
Fino al termine degli anni '30 del XX secolo l'economia del paese resta prevalentemente legata all'agricoltura ed alla piccola pesca costiera svolta con le tipiche imbarcazioni in fasciame armate con ”vele al terzo - Battane-“, l'attività turistica è ancora agli albori.
Durante il Secondo conflitto mondiale San Mauro a Mare si trova coinvolto nei combattimenti sulla Linea Christa attestata sul fiume Rubicone; le forze Alleate a causa delle forti piogge e della resistenza delle truppe tedesche impiegarono dal 1 al 10 ottobre 1944 per attraversare la linea di difesa della Wehrmacht ed avanzare verso Cesenatico.
Nel 1944-1945 gli alleati dopo aver liberato i nostri territori costruirono lungo la strada statale Adriatica, per quasi tutta la costa Romagnola da Cervia a Bellaria dei campi di prigionia. Nella zona di San Mauro Mare nei campi erano prigionieri soldati Ucraini, Polacchi e Cecoslovacchi. Questi campi erano provvisori e alla fine del 1945 vennero dismessi e tutti i prigionieri trasferiti in quella che venne chiamata “Enklave” di Rimini.
Negli anni 50 del XX secolo ha inizio lo sviluppo turistico con la costruzione di alberghi e strutture per i villeggianti, l'economia del paese diviene prettamente turistica fino a raggiungere l'apice e i livelli dei nostri giorni.
Negli Antichi Statuti di San Mauro non sono presenti “articoli" riguardanti il mare. Ne riportiamo ugualmente alcuni (tradotti) che pur essendo stati scritti circa 500 anni fa sono più che mai attuali.
STATUTA SANCTI MAURI A.D. 1522
Libro quinto Rub. 44 – De pena tenentium canem proditorem (Pena per chi tiene un cane traditore).
Nessuno deve tenere un cane traditore, sotto pena di 20 soldi. Se questo cane morde a tradimento, il proprietario deve pagare 10 soldi al Comune e altrettanti alla parte lesa, otre alle spese dei medicinali. Traditore si intende quel cane che morde prima di abbaiare. Se un cane uccide una bestia altrui, il proprietario deve pagare 10 soldi di pena e altrettanti alla parte lesa, oltre al valore della bestia uccisa, secondo la stima di due esperti. Nessuno può uccidere alcun bracco altrui, levriero o mastino quieto, sotto pena di 40 soldi al Comune e 20 soldi alla parte lesa, oltre al valore del cane, secondo la stima di due esperti.
Libro quinto Rub. 8 – De tricolis et aliis vendentibus ad minutum (Triccoli e altri venditori al minuto).
Chiunque venda al minuto vino, olio, sale, carni salate e altri generi, a peso o misura, deve tenere nella sua bottega misure e pesi giusti e bollati, sotto pena di 10 soldi; e deve fare misure piene e pesi corretti, sotto pena di 5 soldi. Il notaio del vicario deve effettuare i controlli almeno una volta alla settimana, comminando agli eventuali contravventori le suddette pene, da porsi nello zocco comunale; e se non controlla a dovere, incorre nella pena di 40 soldi.
Libro quinto Rub. 9 – De fornariis (I fornai).
I fornai devono scaldare il forno, far ben lievitare e cuocere il pane; e se bruciano il pane altrui, devono rimborsarlo. Essi fornai devono portare legna e pane al forno, riportando il pane cotto alle case dei proprietari, sotto pena di 2 soldi. Per la loro prestazione hanno diritto a 3 pani ogni 60, e non più, sotto pena di 12 denari.
Mauro, Giuseppe e Giorgio.
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