La Gut vuole ampliarsi ma non può. Alza la voce la Confartigianato che per bocca di Bruno Dellamotta è intervenuta in difesa dell’azienda alle prese con le pastoie della burocrazia. La Gut, fondata nel 1995, dai fratelli Protti (Cristiano, Masismiliano, Giuditta), produce prodotti per detergenza per alberghi, ristoranti, imprese per pulizia, enti pubblici, scuole, asili. Dodici i dipendenti con un mercato che dalla Romagna si è allargato anche all’Albania e ai paesi dell’Est.
“Abbiamo affrontato la crisi con dinamismo – affermano i tre titolari - investendo in nuovi macchinari, puntando sulla diversificazione andando all'attacco del mercato: un atteggiamento che ci ha premiato, nonostante le difficoltà quotidiane, i ritardi nei pagamenti, l'alto carico fiscale, una burocrazia che ci costringe a tenere impiegati solo per farsene carico. Siamo al punto che il nostro problema è che cresciamo a tal punto che gli spazi attuali sono diventati insufficienti. Siamo infatti collocati su tre sedi, in cui paghiamo l'affitto e vorremmo trasferirci in un terreno di 5500 mq che abbiamo acquisito cinque anni fa in un'area sammaurese dove doveva decollare una nuova zona artigianale. Ma intralci burocratici interminabili hanno bloccato l'area e noi dobbiamo ancora costruire, così come altre imprese che sarebbero pronte a fare. Per noi si tratta di un investimento fondamentale, fra l'altro oneroso, stimabile nel milione di euro. Tutto è proto, tranne le carte. Siamo molto legati a San Mauro ma di fronte a queste lungaggini potremmo decidere di spostarci altrove in altri territori più favorevoli a chi fa impresa. La politica dovrebbe sostenere e facilitare le imprese, che danno lavoro a tante persone, e non complicare la loro vita. Nell'area artigianale che doveva sorgere potrebbero trovare lavoro cento addetti, eppure tutto è bloccato”.
“La Gut è un'impresa di giovani, in crescita costante - prosegue Dellamotta - con la necessità impellente di espandersi, ma deve correre in salita una gara ad ostacoli sfavorevoli allo sviluppo. Che rischia di spegnere l'entusiasmo e soprattutto privare San Mauro di un gioiellino che produce utili e dà lavoro".
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