SAN
MAURO PASCOLI – (12 Novembre 2006) - Poeta, giornalista, pittore,
educatore, ma soprattutto sammaurese. È il ritratto di Mino Giovagnoli,
primo personaggio ad avere tradotto in versi il dialetto sammaurese al
centro di una serata nella rassegna “Tempo Libro”, in biblioteca a San
Mauro. L’occasione è stata la presentazione di un libro “Asarcurdèm
ad Mino. L’esperienza artistica e culturale di Mino Giovagnoli”, che
raccoglie gli atti del convegno svoltosi tre anni fa a San Mauro Pascoli
in occasione del decennale della scomparsa del poeta. Il volume riporta
alcuni saggi che ripercorrono i diversi interessi culturali della vita
di Giovagnoli: di pittore ritratto da Michela Cesarini, di poeta
scandagliata da Gualtiero De Santi, di maestro e giornalista da Piero
Maroni e di sammaurese da Achille Mazzotti. Come ha ricordato il sindaco
Miro Gori, “l’attività poetica probabilmente è quella più conosciuta di
Giovagnoli, attraverso la pubblicazione del libro E zapatin
dal chési (Lo zampettino delle case), una sorta di spoon river
che ritrae la vita della comunità sammaurese. E proprio l’essere
sammaurese è il filo rosso che unisce tutta la sua eclettica attività
culturale. Parafrasando Luigi XIV si potrebbe dire “San Mauro cest moi”,
San Mauro sono io, non con riferimento al potere ma alla
rappresentatività paesana”. Sulla stessa lunghezza d’onda è stato
l’intervento di Piero Maroni, esperto di cultura locale, secondo il
quale “è difficile pensare a una San Mauro senza l’operato di Giovagnoli,
protagonista della vita culturale dal 1944 al 1982. Se Pascoli nel
secondo dopoguerra ha conosciuto una rivalutazione in termini di
attenzione lo si deve ai suoi tre convegni (1955, 1962, 1982) i cui atti
sono citati da tutta la pubblicistica sul poeta. Come non ricordare poi
gli interi pomeriggi a Casa Pascoli nella ricerca di nuovi e inediti
documenti che potessero svelare qualcosa di nuovo sul personaggio. Ma
anche l’attività giornalistica non è da meno, soprattutto quella
sportiva. La Sammaurese nel ’47 militava in Serie C e si trovava a
giocare con squadre del calibro di Rimini, Cesena e Ravenna. Ebbene le
sue cronache erano affreschi di vita paesana, dove le partite non erano
altro che il pretesto per raccontare come un intero paese si preparava
in vista della partita. Ecco, questo era Giovagnoli: un intellettuale
finissimo inserito nel tessuto sammaurese, capace di parlare in dialetto
al bar con gli amici e di tenere testa ai più grandi critici della
letteratura sul Pascoli”.
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