La Romagna a Processo: quella che per 5 volte ha cercato di conquistare il potere centrale di Roma (Brenno, Cesare, Sercognani, Garibaldi, Mussolini). E per due volte ci è pure riuscita (Cesare e Mussolini). Tema tra storia e attualità il tradizionale Processo del 10 agosto a San Mauro Pascoli promosso da Sammauroindustria, che mette alla sbarra la “Romagna delle 5 marce su Roma”.
A guidare l’accusa lo storico dell’Università di Bologna, Roberto Balzani. Alla difesa il giornalista Stefano Folli. In qualità di testimoni, per un inquadramento storico dei fatti, Giovanni Brizzi storico dell’Antichità e Fulvio Cammarano storico dell’età contemporanea. Presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori, fondatore del Processo, Presidente di Sammauroindustria.
L’evento si svolge a Villa Torlonia a San Mauro Pascoli (inizio ore 21, ingresso gratuito), luogo tanto caro al poeta Giovanni Pascoli: qui Ruggero Pascoli, suo padre, fu ucciso in un agguato proprio il 10 agosto del 1867.
Il verdetto del Processo viene emesso dal pubblico presente munito di paletta.
Il Processo sarà trasmesso in diretta sul canale 86 del DT e sul canale 5086 di Sky. Diretta straming su www.rete8vga.it e www.telerimini.it e sul canale live di YouTube Rete vga Telerimini.
La Romagna delle cinque marce su Roma
Per cinque volte la Romagna ha cercato di entrare nella “stanza dei bottoni”, dall’antichità al Risorgimento, sino al fascismo. Il primo è stato Brenno, condottiero gallo, ricordato per il sacco di Roma nel 390 avanti Cristo. A capo di un popolo migrante, raggiunse quella che veniva chiamata la Gallia Cisalpina, la regione dei Senoni (l’attuale Romagna e Marche). Dopo l’uccisione di un capo Senone da parte dei romani, Brenno con il suo esercitò cercò di conquistare Roma, respinto dal condottiero Furio Camillo, come sostiene lo storico romano Tito Livio.
Più celebre la vicenda della seconda marcia, quella di Giulio Cesare, con il celebre Alea icta est pronunciato nel 49 a.c. prima di attraversare il fiume Rubicone, in Romagna. Da lì la sua conquista del potere sino a fregiarsi del titolo di imperatore.
La terza marcia è guidata dal generale Giuseppe Sercognani. Romagnolo d’origine (nato a Faenza nel 1780), dopo i moti risorgimentali del 1830-31 prese San Leo e Ancona, poi marciò su Roma alla testa di 2.500 volontari. Fu respinto a Rieti dalle truppe pontificie.
La quarta marcia ha visto protagonista Giuseppe Garibaldi. Anche questa vicenda storica è nota. Siamo nel 1867, Garibaldi cerca di conquistare Roma, capitale dello Stato Pontificio. All’impresa si associano centinaia di fedeli garibaldini della Romagna, l’impresa si conclude a Mentana dopo lo scontro con l’esercito papalino coadiuvato da quello francese.
L’ultima marcia è una delle più celebri, quella di Benito Mussolini, romagnolo di Predappio. Il 28 ottobre 1922 circa 25mila camice nere si mettono in marcia su Roma per la conquista del potere. L’impresa andrà a buon fine grazie alla complicità del Re, aprendo il ventennio di dittatura del fascismo.
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