di Filippo Fabbri
Come è cambiata la vita della parrocchia di San Mauro Pascoli ai tempi del Covid19? In maniera radicale. A dirlo è il parroco Don Giampaolo Bernabini, il quale ci ha confessato che, prete dal 1987, mai si era trovato in una situazione simile come quella che stiamo vivendo.
Don Giampaolo come è cambiata la parrocchia in queste settimane?
“Radicalmente. Non possiamo celebrare le messe, fare le benedizioni pasquali che erano un momento di incontro, abbiamo stoppato il catechismo e gli incontri con gli adulti. I funerali vengo celebrati con i soli parenti stretti a debita distanza tra loro e con la sola benedizione della salma. Questo dà l’idea di come sia cambiato tutto. Due cose in particolare mi dispiacciono”.
Quali?
“Interrompere il percorso di evangelizzazione con gli adulti con le cene Alfa, non semplici mangiate bensì momenti di confronto in piccoli gruppi con il supporto di video sulle grandi domande della vita e il senso della fede. In secondo luogo, dispiace non poter andare a trovare i malati e dare loro la comunione. Era un modo per stare vicino a persone in difficoltà”.
La messa domenicale?
“Inizialmente facevamo la diretta su facebook poi è stato aperto un canale su youtube. La celebrazione è in diretta e a porte chiuse”.
Il catechismo?
“Abbiamo realizzato piccoli video rivolti a bambini e genitori. Lo stesso abbiamo fatto con un invito alla preghiera rivolto ai giovani ma in realtà diretto a tutti. I risconti sono positivi, la gente è contenta perché sente la nostra vicinanza”.
I gruppi giovanili?
“Anche qui ci viene in soccorso la tecnologia. Abbiamo realizzato delle video conferenze per piccoli che gruppi che dialogano tra loro a distanza. Mentre un gruppo di famigli una volta alla settimana recita il rosario insieme attraverso un canale social”.
Come vede il futuro?
“Sono certo che ne usciremo. Non è facile ma guardiamo le cose in maniera positiva e utilizziamo questo momento per crescere e riflettere attraverso la fede”.
Cosa ci insegna questo momento?
“Abbiamo vissuto in una grande bolla d’illusione, con la convinzione che progresso e tecnologia avrebbero risposto a tutte le nostre domande di vita, inclusa la felicità. Questa situazione ci riporta tutti alla realtà, alla reale condizione umana: le domande di senso richiedono altre risposte e non certo oggetti da consumare”.
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