MITI E LEGGENDE DELL' ANTICA GRECIA
Teti era una Nereide, una divinità benigna del mare, una fanciulla di eccezionale bellezza e con il dono della metamorfosi, che la rendeva ancor più affascinante. Sia Zeus, la divinità suprema, che Poseidone, dio del mare, la corteggiarono e volevano sposarla, ma appresero che, secondo una profezia, la ninfa avrebbe avuto un figlio che sarebbe divenuto più potente, intelligente ed ambizioso del padre.
Per paura, allora gli dei concordarono che per salvaguardare il loro potere sull’Olimpo, la fanciulla avrebbe dovuto sposare solo un mortale, il più degno dei mortali, Peleo il re di Fidia.
Chirone, un saggio centauro, dedusse che non sarebbe stato facile per il re di Fidia sposare una dea. Consigliò così al mortale di nascondersi tra i cespugli che circondavano la grotta della Nereide e aspettare lì la dea per coglierla di soppiatto.
Teti, infatti, giunse dal mare a cavallo di un delfino e l’uomo rimase folgorato dalla sua bellezza. Quando la dea si addormentò nuda in riva al mare a ridosso della sua grotta, Peleo uscì dal suo nascondiglio per coglierla di sorpresa, ma Teti riuscì a divincolarsi dal suo aggressore umano, trasformandosi prima in fuoco, poi in acqua, in serpente ed in tigre; ogni volta che Peleo la raggiungeva e la catturava, lei si divincolava trasformandosi nuovamente.
Fu proprio l’ostinazione di Peleo, desideroso di conquistarla, che affascinò la bella Teti, tanto che alla fine il combattimento tra la ninfa ed il mortale si trasformò in un appassionato gioco d’amore. Così il matrimonio tra i due venne celebrato sull’Olimpo, davanti alla grotta di Chirone, alla presenza di tutti gli dei dell’Olimpo, tranne la dea della Discordia Eris, non invitata alla celebrazione.
Per questo motivo Eris lanciò sul banchetto di nozze il pomo d’oro (o mela della discordia), con su incise le parole “alla più bella”, generando il filo di un destino atroce che avrebbe portato dal giudizio di Paride alla guerra di Troia.
Dall’unione tra Peleo e Teti nacquero sette figli, tra i quali il famoso Achille, semidio, che da neonato fu immerso dalla madre Teti nelle acque del fiume Stige o (secondo altri) nel fuoco eterno degli dei, quasi totalmente, ad esclusione del tallone, divenendo così un uomo invulnerabile, ad eccezione di quella piccola parte del suo corpo, che però avrebbe decretato il suo destino tramite una freccia avvelenata scagliata dal troiano Paride.
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