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di Piero Maroni

casa pascoli 1Lentamente ma progressivamente migliorarono le condizioni economiche dell’Italia e le possibilità di spesa degli italiani, aumentarono così anche le rette del Ricovero Vecchi che vennero determinate in L 3.000 mensili per chi era in grado di pagare, anche se molti erano accolti gratuitamente.

Gli anziani ospitati nei primi anni cinquanta erano circa una ventina e la coabitazione non sempre risultava armoniosa, anzi, soprattutto i maschi litigavano, trascendevano e facevano chiasso, il culmine lo si raggiungeva nei rientri dalla libera uscita festiva quando, ebbri di vino venivano spesso alle mani e creavano pesanti tensioni all’interno della struttura, tanto che il Presidente Della Bartola si rivolse alla locale stazione dei carabinieri per chiedere la loro presenza al momento della ritirata nelle giornate festive.

Anche il numero degli iscritti alla Scuola Materna era in estensione, nell’anno scolastico 1950-51 raggiunse il numero di 100, di cui 85 dichiarati gratuiti, non sempre però questo numero corrispondeva alla realtà, il più delle volte veniva sovrastimato per ottenere più alti contributi dagli Enti governativi.

D'altra parte le rette non potevano non essere riscosse in quanto per adeguarsi ai nuovi tempi anche il vitto erogato dalla cucina della Domus doveva migliorarsi ed infatti d’ora in poi: latte fresco al mattino, vino alla tavola degli anziani, minestre più saporite.

L’Italia fascista è dunque un momento del passato ed occorre adeguarsi alla nuova realtà politica, così il 30 settembre 1948 il Presidente convocava nella residenza municipale il Comitato dei Patroni rappresentato da Urbinati Giuseppe, Presidente dell’Ente Comunale Assistenza (E.C.A.) e Dellamotta Tonino, Presidente del Comitato Comunale dell’Opera Nazionale Maternità ed Infanzia (O.N.M.I.) per una proposta di riforma dello statuto organico della Fondazione “Domus Pascoli” in quanto lo Statuto del 1935 non rispondeva all’attuale situazione democratica della Nazione. 

Ma il nuovo testo si limitava a modifiche di lieve entità, riproponeva, in sostanza, lo stesso di prima depurato solo di quelle voci che in qualche modo facevano riferimento all’ordinamento fascista.

Tuttavia, fu approvato all’unanimità e inviato al Ministero dell’Interno per l’approvazione, ma, troppo simile a quello del passato, viene da questi rinviato al mittente.

Il 7 luglio 1950 il nuovo Statuto riformato sulle basi delle osservazioni ministeriali, viene letto ai convenuti (gli stessi della precedente convocazione), accolto all’unanimità e approvato in forma definitiva dal Presidente della Repubblica il 10 febbraio 1953.

Il valore patrimoniale della Fondazione nel 1935 era valutato in L 200.000,  nel 1950 era determinato in L 10.000.000.

Inalterate le norme di accesso all’Asilo e al Ricovero Vecchi con l’introduzione però di una norma che prevedeva il versamento di due terzi della pensione per l’anziano che disponeva di una pensione d’invalidità.

Era negli organi di gestione che si coglieva il cambio di sistema, se prima il Presidente, nominato dal Prefetto, aveva tutto, o quasi, il potere decisionale ed il Comitato dei Patroni che lo assisteva aveva solo un valore consultivo tranne pochissime eccezioni, col nuovo Statuto è il Consiglio di Amministrazione a reggere le sorti dell’Ente.

Esso era composto da cinque membri compreso il Presidente che veniva nominato nel proprio seno dal Consiglio a maggioranza previa votazione segreta.

I componenti erano nominati: uno dall’Ente Comunale di Assistenza (E.C.A.); uno dal Comitato di Patronato dell’Opera Nazionale per la protezione della Maternità e dell’Infanzia (O.N.M.I.); uno dal Consiglio Comunale; uno dal Provveditore agli Studi e uno dall’Assemblea dei Soci.

Quest’ultima fu una delle innovazioni più rilevanti introdotta nel nuovo Statuto, ben 10 articoli sono evidenziati per regolarne l’attività, in particolare l’art.18 recitava:
“Sono Soci temporanei coloro i quali, mediante sottoscrizione, si obbligano a pagare annualmente la somma di L 500 e per un periodo di anni cinque. Sono Soci perpetui coloro i quali versano, in una sola volta, una somma non inferiore a L 10.000.”

L’iniziativa venne accolta con vivo interesse nel paese tanto che il Sindaco Bianchini fece affiggere sui muri un manifesto in cui si invitava la popolazione a sottoscrivere l’azionariato, risponderanno in 33 e verseranno complessivamente una cifra di L 26.000.

Buona Pasqua 2024

Pubblicato il 26.03.2024 - Categoria: Vignette

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