Cosa ne sarà del campionato di Serie D?
Sono in tanti a porsi la domanda che interessa anche la Sammaurese da cinque anni in questo campionato. Il Corriere Romagna ha messo a confronto gli allenatori romagnoli della categoria.
Di seguito l’intervista al tecnico giallorosso Stefano Protti.
Dove vive e come sta vivendo queste settimane di isolamento e restrizioni?
Lo vivo a casa mia a Santarcangelo, è un momento per godermi la famiglia alla quale dedico meno tempo nel corso della stagione calcistica per gli impegni lavorativi.
Cosa sta insegnando, nella vostra quotidianità e nella vostra vita, questa emergenza? E cosa resterà di questo periodo una volta conclusa l'emergenza?
È un momento di grande tristezza, vedere quotidianamente 7/800 morti al giorno è qualcosa che ti segna nel profondo. Una volta terminata questa assurda situazione mi auguro che nulla sarà come prima, a partire dalla scala dei valori della vita.
Per un allenatore, abituato a dirigere ogni giorno un gruppo di 25-30 persone, cosa significa stare in isolamento? E cosa le manca di più del suo lavoro?
Da sempre vivo in un campo da calcio, prima come giocatore poi come allenatore. Mi manca tutto: il campo, i ragazzi, la società, i tifosi e soprattutto lo spogliatoio. Con i ragazzi ci sentiamo un paio di volte la settimana per lavorare un po’, col presidente ho un rapporto quotidiano. San Mauro per me è una famiglia, e in quanto tale mi manca tanto.
Sottolineato che la salute viene prima di tutto, secondo lei il campionato di serie D può riprendere? E, se sì, entro quale data?
In televisione sento trasmissioni che parlano di ripresa del calcio e francamente mi dà fastidio. Il calcio è la mia vita e il mio lavoro, ma davanti alle bare non c’è sport che tenga. Tornando alla domanda, per i dilettanti mi pare improponibile una ripartenza dopo 40 giorni di stop che saliranno ancora di più. Tanto vale archiviare tutto, valutare se promuovere le prime della classe e congelare le retrocessioni.
Scendere in campo dopo il 30 giugno non crede che possa finire per condizionare anche la prossima stagione? O sarebbe una soluzione utile?
Improponibile soprattutto perché si rischia di rovinare la prossima stagione. Non dimentichiamo il problema economico a cui si andrà incontro: non mi stupirei se sulle 160 squadre dei dilettanti una quarantina dovessero saltare per problemi economici.
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