Riconoscimento di prestigio per Gino Stacchini, grande ala della Juventus tra gli anni 50-60, quattro scudetti cuciti sul petto, a cui si aggiungono tre coppe Italia. Nei giorni scorsi Stacchini ha ricevuto a Santa Sofia il Premio nazionale Sportilia alla carriera, evento giunto alla 22esima edizione ideato da patron Franco Aleotti. A consegnargli il premio Giovanni Billi, della Commerciale Agricola di Forlì. Insieme a lui erano presenti fior di nomi del mondo dello sport, a partire dal commissario tecnico della nazionale Roberto Mancini, l’ex tecnico del Cesena Fabrizio Castori, gli ex atleti Antonello Riva e Stefano Mei.
“Mi ha fatto molto piacere ricevere questi riconoscimento – ha detto al Corriere Romagna – per il prestigio e anche perché è stato un modo per rivedere tanti amici. Francamente non me l’aspettavo, quando Aleotti me l’ha comunicato sono rimasto tanto sorpreso quanto compiaciuto”.
Stacchini, cresciuto nelle giovanili della Sammaurese, ha chiuso la carriera di calciatore a Cesena: due squadre con molta probabilità destinate a incontrarsi in questo campionato. “Purtroppo la fine del Cesena è triste, è la fine di un sogno e di un modo di intendere lo sport che ha avuto del miracoloso nel corso dei decenni. Sulla squadra bianconere era da un po’ che tuonava, nel senso che giravano voci di difficoltà di bilancio, mai però avrei pensato a un epilogo del genere. Purtroppo il calcio costa il doppio di quello che incassa e se non ha le spalle larghe e coperte è difficile sopravvivere”.
Nella foto di Loris Zannoni, Stacchini col premio
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