LE STORIE DEL MAESTRO PIERO

LA GOCCIOLINA DAVIDINA (2)

“Ele, Cami, ma dove siete finite? Veniteci vicine abbiamo tanto freddo…!”.

“Drina, Nannina, abbracciatevi strette, strette a Rina e Tina, starete un po’ meglio!”.

In breve le une si strinsero alle altre fino a fondersi, anzi da lontano avevano assunto l’aspetto di una nuvoletta bianca sospesa in mezzo al blu.

Erano tutte insieme tranne una: Davidina che, come sua consueta abitudine, se ne stava tutta sola e girava al largo senza curarsi di nulla.

“Davidina, Davidina”,  la chiamavano in coro le compagne, “vieni con noi, da sola farai una brutta fine!”.

Ma lei niente, i giochi delle sue compagne le sembravano inutili perdite di tempo, lei voleva qualcosa di più grande e la sua mente vagava come impazzita alla ricerca di idee per stupire le compagne, ora le era venuto in mente di esplorare lo spazio celeste, voleva visitare i pianeti lontani e addirittura spingersi fino agli anelli di Saturno convinta che fossero d’acqua.

“Davidina, Davidina, si vede in lontananza un nero che si avvicina e fa paura, torna da noi, stiamo insieme, da sola che farai?”.

Nessuna risposta, si tirava nelle spalle e senza neanche girarsi continuava ad allontanarsi in direzione di una mezza luna che si scorgeva lontana tra due stelle.

Intanto quel nero che si vedeva lontano si era fatto terribilmente vicino, era il nuvolone Gastone, tutto nero, enorme e minaccioso che affamato scorrazzava in quel cielo a caccia di tenere nuvolette e, allo stesso modo con cui il pesce grosso  inghiotte il piccolo, un attimo e… la nuvoletta era sparita senza lasciare traccia alcuna.

Ad un tratto la gocciolina Davidina si accorse di essere sola nell’immenso cielo, ogni astro celeste era lontanissimo, le venne il dubbio che non ci sarebbe mai arrivata con le sue sole forze, tutto intorno si fatto era buio e fu allora che per la prima volta in vita sua venne presa dall’angoscia della solitudine, avrebbe voluto unirsi alle sue compagne, ma dov’erano? 

Si sentiva perduta e con una gran voglia di piangere, si girava affannosamente per cercare conforto, quando scorse dietro di sé una lunga fila di strane nuvolette come non aveva mai visto, avevano però lo stesso cattivo odore degli sbuffi di fumo che  lasciavano le grosse navi quando solcavano il mare.

Era la scia che un aereo aveva lasciato al suo passaggio e che finiva dritta, dritta nella bocca spalancata del nuvolone Gastone che, a tutti noto per la sua scarsa intelligenza, era convinto fossero nuvolette gustose come le altre e così per soddisfare il suo enorme, insaziabile appetito, le risucchiava dentro di sé. Davidina non poté fare altro che lasciarsi andare in una folle corsa verso il nuvolone insieme a quelle nuvolette puzzolenti figlie dei fumi di gas di scarico degli aerei.

Sentendosi perduta chiuse gli occhi disperando per la sua sorte. Rotolò più e più volte su se stessa in mezzo a quel nebbione grigio e confuso e, quando finalmente la calma ritornò, riaprì gli occhi e, sorpresa delle sorprese, vide intorno a sé i visi noti e familiari delle goccioline del grande mare. Erano le sue compagne di sempre e mai le aveva voluto tanto bene. Che festa fu! Quanti baci ed abbracci! Erano così felici che dalla gioia si misero a cantare, ballare e saltare e l’allegria divenne così contagiosa che immediatamente coinvolse anche tutte quelle migliaia e migliaia di goccioline che erano state inghiottite dal nuvolone e che neanche si conoscevano tra loro.

“State ferme, state ferme,” brontolava il nuvolone Gastone con voce di tuono “se fate così non vi reggo, mi farete scoppiare la testa!”.