Quando i raggi del sole riscaldarono la terra annunciando una nuova primavera, alle giovani farfalle appena uscire dai bozzoli, apparve una visione di paradiso in terra: fiori grandi e fiori piccoli, alti, bassi, freschi, profumati e dai tanti, tanti colori, una gioia ad ammirarli.
Nelle aiuole centrali crescevano i più alti, su robusti steli allungavano le loro corolle quasi a volersi nutrire di quanta più luce possibile.
Dal centro alla periferia era tutto un susseguirsi di fiori ad altezza degradante. Tra i più alti si distinguevano le rose e i girasoli, seguivano gigli, dalie, ginestre e via a continuare con tulipani, narcisi, iris, fino a terminare coi giacinti, crochi e primule, per dirne solo alcuni.
Il tempo della carestia era dunque terminato e fu così che le farfalle dalle bianche ali si gettarono avidamente sui nuovi fiori e ciascuna ne volle uno tutto per sé, vi stabilì la propria dimora e non accettò di dividerlo con altri.
Naturalmente i primi ad essere occupati furono quelli alti del centro, coloro che giunsero successivamente dovettero accontentarsi di ciò che restava, non era però un grande problema perché di fiori ce n’erano più di quanti ne potessero servire in quel momento.