E’ sasòun didrì de Cumoun
Il grande masso dietro il Comune
Ecco un altro racconto di un oggetto che noi tutti vediamo di continuo e in più di un’occasione ci siamo chiesti: cosa sarà, come sarà stato usato, a quando risale.
A queste domande noi non abbiamo una risposta certa, abbiamo interpellato diverse persone e raccolto le più disparate risposte.
Eh, il grande masso testimone muto e silente di secoli di storia della nostra comunità, quante ne avrà passate e viste, ah se potesse parlare.
Il masso di pietra d’Istria ha una forma rettangolare e misura cm. 100 x 125 per lato, è alto cm. 70, difficile attribuire al masso un peso ma dovrebbe sicuramente essere di diversi quintali.
È molto consunto e logorato dal tempo e dalle intemperie e già questo suo stato è un importante indizio della sua vetustà.
Queste le diverse ipotesi che abbiamo raccolto:
-Si tratta di un masso facente parte di una antica Domus Romana in San Mauro Pascoli, scampato al saccheggio di tutti i marmi che il Signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta ha razziato e utilizzato per la costruzione del Tempio Malatestiano di Rimini;
-Il masso potrebbe provenire dal ponte Romano di San Vito, scampato alla razzia del Signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta che cercava marmi in tutta la Romagna per la costruzione del Tempio Malatestiano;
-Il masso faceva parte del tempio dedicato al Dio Giove Capitolino presso la Torre – Villa Torlonia.
In effetti alla Torre è acclarata la presenza di un tempio dedicato a Giove che dopo l’avvento del Cristianesimo è stato dedicato a San Pietro.
Da Giove Re degli Dei a San Pietro fondatore della Chiesa.
Oggi la Chiesa è dedicata ai Santi Pietro e Paolo.
Nell’antichità la Torre era conosciuta con il toponimo “Giovedia”.
Secondo alcuni Gaio Giulio Cesare il 10 gennaio 49 a.C. prima di attraversare il Rubicone (oggi fiume Uso) con la “Legio XIII Gemina” forte di 5.000 soldati si sarebbe fermato a pregare nel tempio Sammaurese dedicato al Dio Giove per chiedere la protezione del Dio a questa sua impresa.
-Prima del passaggio del fronte erano sistemati nei pressi della fontana (non esisteva l’acquedotto pubblico) che era sul lato dell’osteria della “Marì dla Stufa“ (oggi Caffetteria la Madeleine) in via G. Pascoli due massi uguali, utilizzati dalle pescivendole di Bellaria per la vendita e la pulizia del pesce.
In seguito la pescheria è stata spostata nei locali dietro il Comune.
Poi di massi ne è rimasto uno solo, non si sa che dove sia finito il secondo
*-Tagico l’episodio di sangue, accaduto il 7 aprile 1891, con l’uccisione con accoltellamento di Luigi Pagliarani “Bigéca” per mano di Salvatore Zani “Turòun” imparentato (cognato) con Michele Della Rocca.
Sembra che l’origine di questo “sbudellamento” sia dovuto ad una lite per il gioco a scopa iniziata nell’osteria condotta da Eugenio Accidei.
Ma….attenzione Luigi Pagliarani “Bigéca” e Michele Della Rocca erano i presunti esecutori dell’omicidio di Ruggero Pascoli e l’accoltellatore cognato del Della Rocca!!!
Pagliarani nel 1891 aveva dichiarato bancarotta, aveva bisogno di denari, e perché non ricattare Pietro Cacciaguerra il presunto mandante dell’omicidio di Ruggero Pascoli.
Nel processo Salvatore Zani “Turòun” l’accoltellatore che non aveva grandi disponibilità, venne difeso dall’avvocato Gino Vendemini (chi ha pagato il suo onorario???) -illustre e importante avvocato, amico dei fratelli Cacciaguerra- che ha convinto il tribunale che l'omicidio venne commesso per legittima difesa e il Zanni venne assolto.
*Dal libro “Omicidio Pascoli il Complotto” di Rosita Boschetti.
-Vox populi, alcuni Sammauresi raccontano che “Bigéca” dopo la pugnalata abbia raggiunto il masso e si sia appoggiato con le viscere in mano proprio sul grande masso, ma dalla autopsia risulta che il colpo di coltello ha provocato: lesioni all’addome e allo stomaco, trapassato il rene sinistro, con incisione di un‘arteria; con morte immediata.
Il grande masso era proprio nei pressi dell’osteria di Eugenio Accidei, ed è stato testimone anche di questo episodio.
-In tempi ancora più antichi il masso veniva utilizzato per essere esposti al pubblico ludibrio, scherno e disprezzo coloro che non pagavano i debiti.
Come avete letto tante le ipotesi sul grande masso, speriamo che qualcuno possa confermare una di queste o fornirci una nuova versione, certo è che i Sammauresi non mancano di fantasia.
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