Una bella e forse poco conosciuta poesia del nostro poeta GIOVANNI PASCOLI.
In una notte, in piena bufera mentre infuria la tempesta, una gatta randagia si affaccia alla porta, e consegna il suo cucciolo al poeta, per poi scomparire nella buia notte di bufera.
Un atto di piena fiducia che la gatta ha in quell’uomo sconosciuto, una madre che capisce che il proprio figlio potrebbe morire e lo porta in un luogo sicuro al riparo dalla violenza della tempesta e dalla furia umana.
Anche Giovanni Pascoli è stato un cucciolo e ha tanto sofferto, e la gatta sa che sicuramente quell'uomo si prenderà cura e amerà il suo micetto.
“Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino tra’ piedi; e sparve nella notte nera“
Nelle due ultime strofe dopo questo inaspettato regalo Pascoli continua a descrivere una notte nera, piena di dolore, di pianti e singulti, con un tono cupo, che così bene rispecchiano il profondo dolore del Poeta.
“Che notte, piena di dolore! Pianti e singulti…E la pioggia cadea, vasto fragore, sferzando i muri…”
Ecco nonostante tutto, questa poesia quasi straziante, Giovanni Pascoli termina con un’immagine dolce, il micetto che, contento al caldo e in salvo fa le fusa.
“Facea le fusa il piccolo, contento”.
Venerdì 17 febbraio è la Festa Nazionale del Gatto.
Mauro Rossi e Giuseppe Casadei.
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