SAN MAURO PASCOLI – Riceviamo e pubblichiamo dal Circolo di AN di San Mauro Pascoli.
“Sono passati due anni da quando in consiglio comunale abbiamo chiesto che venisse intitolata una via o una piazza ai martiri delle foibe ma ad oggi il Sindaco e la giunta non hanno ancora provveduto ad individuarne esattamente la sua collocazione. Cogliamo l’occasione del 10 febbraio, Giornata del Ricordo delle vittime delle foibe e dell’esodo degli italiani dall’Istria, per ricordare al comune un importante atto, ovvero l’istituzione di tale giornata con legge dello Stato. Infatti la Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della piu' complessa vicenda del confine orientale.
Nella giornata dovrebbe inoltre essere previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. È altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero.
Vorremo sapere se, a tal fine e dopo la Giornata della Memoria, il Comune ha sensibilizzato le scuole su tale immane tragedia che ha colpito duramente i nostri connazionali istriani; se sono state organizzate lezioni dedicate alle foibe e, perché no, anche visite dei nostri alunni delle medie presso le foibe presenti in territorio sloveno e croato. Anche tali atti potrebbero contribuire a riannodare i fili di una memoria che, per oltre 50 anni, è stata spezzata da ragioni di parte politica e dalla parzialità degli studi storiografici”.
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