SAN
MAURO PASCOLI – (1 Ottobre 2005) - Cesare Garboli ha definito Pascoli un
“grande comunicatore”, Antonio Gramsci ha parlato di lui come di un
personaggio con aspirazioni da “leader del popolo italiano”. E proprio
sul tema di Pascoli poeta-Vate si è soffermato lo storico Mario Isnenghi
(nella foto l'ultimo da sinistra) nella sua relazione “Le campagne di
un Vate di campagna”, nell’ambito del convegno Pascoli in
programma fino a domenica 2 ottobre alla Torre a San Mauro. Già una
prima novità: fino ad oggi storici e letterati si sono soffermati sul
poeta-vate D’Annunzio dedicando poca attenzione a Pascoli, visto più
come personaggio periferico se non provinciale. “E invece Pascoli è
stato un poeta che in tanti suoi scritti e discorsi ha aspirato ad
essere vate, guida della nazione – spiega Isnenghi, celebre per il libro
“Il mito della grande guerra” - Ma attenzione: Pascoli è
stato un poeta della parola, un personaggio che ha teorizzato il ruolo
di poeta autocoscienza del popolo; non è stato però un uomo d’azione”. E
probabilmente sta qui la grande differenza con D’Annunzio. “Non dobbiamo
dimenticare però che Pascoli già negli anni ’90 era stato un personaggio
che aveva vissuto in anticipo il suo periodo: giovane rivoluzionario,
con alle spalle l’esperienza del carcere, imbevuto di idee socialiste e
un poco anarchiche. Insomma, una persona tutt’altro che ai margini della
storia”. Ma come può essere definito il socialismo pascoliano? “Un
socialismo della carità, che non contempla la lotta di classe e tanto
meno il conflitto sociale. Manca la ribellione, non c’è il soggetto
proletariato che deve prendere coscienza di sé e cambiare la società.
Diciamo che è una visione molto armonica del rapporto tra le classi, per
certi aspetti quasi paternalistica: sta alle classi dirigenti migliorare
la situazione socio-economica. Pascoli per esempio non teorizza
l’abolizione della proprietà privata, parla della necessità di
riconoscere la piccola proprietà a ciascuno secondo le necessità,
lontano però dalla ricchezza”. E l’idea pascoliana di nazione? “E’
interessante il percorso di Pascoli sul concetto di nazione perché è una
sorta di cammino parallelo con quello di Corradini, uno dei padri del
nazionalismo italiano. Due percorsi che si incontrano con la guerra di
Libia, dove Pascoli lancia il celebre discorso della ‘Grande proletaria’.
Pascoli concepisce un nazionalismo sociale, con i contadini e gli
emigrati nei panni di braccio armato della nazione, alla ricerca di una
loro terra. Diciamo che vede le nostre ragioni ma non quelle dei popoli
che stanno per essere conquistati”.
Informazioni per il pubblico.
Il Convegno è organizzato dal Comune di San Mauro Pascoli con il
contributo della Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì-Cesena,
Accademia Pascoliana, Sammauroindustria, Fondazione Cassa di Risparmio
di Cesena. Per informazioni sul convegno: Segreteria organizzativa:
Museo Casa Pascoli tel. 0541-810100; [email protected]
MARIO ISNENGHI: “GIOVANNI PASCOLI: UN VATE DI CAMPAGNA”
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