di Gianfranco Miro Gori
Cos'è la flat tax? Ovvero in italiano “tassa piatta (Domanda: chissà perché sempre st'inglese? Chi non ricorda, per esempio, il jobs act che disgraziatamente cancellò il fondamentale articolo 18 dello statuto dei lavoratori?). Cos'è dunque la flat tax e perché se ne parla? Semplice, perché un partito di governo ne ha fatto una delle sue bandiere, ma essa, a onor del vero, gode in genere dei favori della destra.
E' una tassa uguale per tutti. Proprio tutti. Da Paperino a Paperon de Paperoni che pagherebbero la stessa aliquota. Un miliardario e uno che fatica ad arrivare alla fine del mese. Stessa percentuale. All'inizio si diceva del 15%. Ma, a parte la palese violazione della Costituzione che prescrive con chiarezza una tassazione proporzionale al reddito e al fondamentale articolo 3 precisa che la Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono di godere di una libertà effettiva, che è quella del bisogno, vi pare giusto che uno che a fine mese porta a casa 1000 o 1500 euro sopporti la stessa pressione fiscale di uno da 300.000? A me no! Soprattutto se la tassa piatta si aggiunge a un sistema fiscale assai iniquo, e dominato dall'evasione.
Perché iniquo? La metterei così. Le entrate dello Stato si fondano in prevalenza sulle imposte dirette a dipendenti e pensionati e sulle imposte indirette; queste ultime, come farebbe la flat tax, colpiscono tutti nella medesima maniera. Faccio l'esempio più clamoroso. Quello della benzina le cui accise paghiamo tutti alla stesso modo. Che vada al distributore uno che si guadagna la vita giorno per giorno ovvero un magnate della finanza, un alto burocrate, o un grande industriale... Ma vi sembra giusto? A me no! Soprattutto se poniamo mente al fatto che lo sviluppo economico italiano, fondato sull'automobile e i trasporti privati, costringe molti a usare la “macchina”.
Ma non basta. Come più volte ci hanno ricordato gli organismi internazionali, il sistema fiscale italiano si fonda su un'altra colossale stortura (leggi ingiustizia): la sproporzione assoluta fra le imposte sui redditi da lavoro e da pensione con quelle sui patrimoni. Qualcuno ci aveva provato a tassare la casa dei contribuenti fino a un certo reddito, ma qualcun altro ha tolto l'imposta sulla prima casa per tutti. Anche i più facoltosi.
Per farla breve chi paga in Italia sono sempre i soliti. Viene in mente Totò: “E io pago...”. Se a tutto questo, adesso, aggiungessimo anche la flat tax, avremmo un modo perfetto per un ulteriore trasferimento dalle tasche dei poveri a quelle dei ricchi.
Si dice: la tassa piatta lascerebbe più risorse nelle tasche dei cittadini che contribuirebbero al rilancio dell'economia nazionale assai malandata, ma, vista la propensione italiota (e non solo) a collocare i denari nella finanza piuttosto che nell'impresa, l'ipotesi è tutta da dimostrare (detto in modo eufemistico). Piuttosto, siccome lo Stato incasserebbe un bel po' di miliardi in meno occorrerebbe tagliare. Ma dove? Ancora la scuola? che dovrebbe essere una voce fondamentale di bilancio, come è in tutti i paesi avanzati e non solo, invece in Italia gode di una quota di bilancio assai limitata. Oppure la sanità? Non grazie! Risparmiateci dalla flat tax!
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