Venerdì 25 agosto, alle 21 nella Torre, si terrà il processo a Paolo e Francesca fondato sull'opposizione “amore puro o meschino tradimento”. Ecco qualche informazione sulla vicenda.
Anzitutto la storia dei due sfortunati amanti non si basa su documenti come, per esempio, cronache dell’epoca. Con certezza sappiamo solo dell'esistenza e dell'identità di Francesca, figlia di Guido da Polenta, e dei fratelli Paolo “il bello” e Gianciotto “lo sciancato” Malatesta. Nonostante questa penuria di fonti o forse grazie a essa l'attenzione di poeti, scrittori, musicisti, pittori, registi... si è scatenata, aprendo a Francesca e ai due Malatesta la strada della cultura alta, meno di quella popolare. Infatti mentre da Dante in avanti Francesca campeggia nella narrazione delle élites, assai meno ampie sono le sue apparizioni nel campo di quella popolare, per esempio cinema e televisione.
Un fatto, nondimeno, appare certo: che la protagonista di questa storia sia Francesca, laddove Paolo appare più “debole” e Gianciotto, un marito tradito che si prende la sua vendetta. Non a caso infatti Dante, nel famoso canto V dell'Inferno che proietta la vicenda nei secoli, fa parlare Francesca: è lei a pronunciare le tre famose terzine che cominciano tutte con la parola Amor... e non è un caso che molta della produzione artistica successiva sia solo a lei intitolata.
Rispetto a Francesca poi Piero Meldini nel bel libro, La Riminese. Venti storie di donne da Francesca alla Saraghina, rileva due fenomeni sorprendenti non poco. Il primo. È l'unica donna che può fregiarsi dell'appellativo “da Rimini” (e per questo forse qualcuno la considera riminese), pur essendo di Ravenna. Il secondo. Non esiste un culto di Francesca né viene coltivata la sua memoria in modo significativo. Assente dalla cultura popolare, presente ma sporadicamente nella storiografia locale, esclusa dalle manifestazioni della cultura di massa, Francesca non ha un posto nemmeno nell'industria turistica: un autentico paradosso se si pensa che tutto (o quasi) a Rimini viene piegato alle ragioni del turismo. Nessuno che si sia inventato un luogo “francescano” come, per esempio a Verona, quello di Giulietta e Romeo; e ciò non può dipendere dal fatto che a contendersi il luogo della storia siano molte città malatestiane.
Gianfranco Miro Gori
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