di Filippo Fabbri
Leggere poesie non è semplice di per sé. Leggere quelle del Pascoli lo è ancor di meno. Il poeta non è di facile comprensione, con quelle onomatopee, il carattere evocativo e simbolico delle parole, i riferimenti tra biografia e antichità. Interpretarlo, dunque, è un’impresa ardua, e quanto meno necessita di un paziente studio a tavolino.
Interessante notare come grandi attori e personaggi dello spettacoli non si siano tirati indietro nella lettura pubblica a San Mauro. La lista è lunga e comprende nomi più o meno conosciuti al grande pubblico: Monica Guerritore, Isabella Ragonese, Raoul Grassilli, Ivano Marescotti e Fabrizio Bentivoglio, Lino Guanciale. Ultimo in ordine temporale è stata Valentina Lodovini (nella foto).
Questo per quanto riguarda la cronaca. Un po’ più controverso è il risultato degli interpreti. In alcuni casi di primo livello, in altri da rivedere, in altri ancora da bocciare.
Prendiamo la Lodovini. Sul palco della Torre ha alternato alti a bassi. Una prima parte della serata è stata di livello, la lettura delle ultime quattro poesie ha raggiunto un mono-tono che le ha appiattite. Originale invece l’accompagnamento musicale, per la prima volta una chitarra. Dunque, sufficienza. Oltre è difficile andare.
Meglio avevano fatto Lino Guanciale e Isabella Ragonese. Di grande personalità e in alcuni casi una interpretazione tutta sua di Monica Guerritore, appeal ai minimi con Fabrizio Bentivoglio. Andando ancora più indietro, ai tempi di Mario Pazzaglia presidente, si erano distinti Ivano Marescotti (memorabile la sua lettura del Bolide) e soprattutto Raoul Grassilli. Ecco lui è stato il più grande di tutti, parere personale. Attore cresciuto nella televisione degli anni ’60 e ’70, quella pedagogica, protagonista di sceneggiati tv che hanno fatto la storia. Per capirci uno cresciuto sui classici, non su tweet, facebook e Instagram.
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