Alcuni politologi si chiedevano come fosse stata possibile la scomparsa del Movimento dei Verdi all’apice della sensibilità dell’opinione pubblica per le tematiche ambientaliste. Un po’ come oggi la sinistra, in crisi di consensi e di idee proprio quando le disuguaglianze crescono.
Venendo a San Mauro, lo stesso possiamo dire del Movimento 5 Stelle: al massimo splendore in Italia e primo partito nei sondaggi, senza un benché minimo di bussola nel nostro paese. I fatti.
Il più eclatante è quello dei consiglieri comunali. Sono due, Gerardo Gridelli e Fernando Galasso. Il totale delle loro preferenze è di 11 voti. Ora, va bene la democrazia, siamo tutti democratici, impossibile non esserlo. Si rimane però un po’ impietriti quando su 1021 voti del Movimento, pari al 16,8%, ci si riduce a quello di un paio di amici al bar e familiari al seguito.
Ma come si è arrivati a questo punto? A seguito di un incredibile effetto domino di dimissioni. Il primo, anzi la prima, Federica Quercioli (33 preferenze) a pochi mesi dal voto. Doveva subentrare Antonio Sarpieri (27 voti), ma no non ha voluto, e allora vada per Renato Mazzotti (15), ma anche qui nisba. Per fortuna Flavio Biancoli (12) dice sì, e si siede in consiglio. Tra l’altro in maniera piuttosto attiva e battagliera.
Poi anche Biancoli nel gennaio dello scorso alza bandiera bianca, seguito un mese dopo dal capolista Ivan Brunetti. Nell’ordine dovrebbero subentrare Raffaella Funghetti (10), Cosetta Colonna (9), Giuseppe D’Antonio (9), Gerardo Gridelli (9) e Stefano Marinelli (7). Sono tutti no grazie, ad eccezione di Gridelli, a sua volta seguito da Galasso. E speriamo che durino perché se anche loro dovessero dare forfait rimarrebbero due soli altri nomi: Napoleone Maurizio Rosario Catania (3) e Mariagabriella Latte (zero preferenze!).
Capisco che vi ho annoiato con questa lunga sfilza di nomi e mostro comprensione se vi siete persi, anch’io c’ho messo un po’ per ricostruire tutto l’iter. Al termine di tutto però una domanda rimane: quando si sceglie di fare politica si sa di prendere un impegno con i cittadini che danno il loro voto. Poi è vero che le situazioni della vita cambiano, soprattutto sul fronte professionale, possibile però che i cambiamenti abbiano investito tutti e 9 i dimissionari nel giro di tre anni e mezzo? La mia risposta è un salomonico boh; e siete fortunati, perché quella di Grillo sarebbe stata un fragoroso “vaff…”.
Filippo Fabbri
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