“Paolo Teti più popolare di Mike Buongiorno”, scrisse nel 1994 Il Giornale. Un’esagerazione, senza dubbio, che contiene un pizzico di verità: Teti è stato tra i primi a dare dignità e visibilità alle mamme del quotidiano, alle brave signore della porta accanto con l’ambizione dello spettacolo, disposte a mettersi in passerella col gusto del gioco. Oggi sono 1300 i concorsi in tutta Italia, il suo Miss Mamma Italiana è uno dei più popolari.
Posso chiamarti l’uomo delle Miss?
“Certo, mi fa piacere”.
I tuoi concorsi con marchio registrato?
“Cinque: il Babbo più bello d’Italia, Miss Suocera, Miss Nonna, la Super Coppia italiana e soprattutto Miss Mamma che quest’anno festeggia i vent’anni”.
I primi passi nel mondo degli eventi?
“Da ragazzino, nelle feste in parrocchia a San Mauro Mare, presentavo il Festival della Canzone. Poi nei dancing e nelle balere negli anni Ottanta, insieme alle orchestre”.
I concorsi come sono arrivati?
“Il primo nel ’77 all’Arlecchino dancing a San Mauro Mare. Organizzammo Miss Riviera e Miss Spiaggia. Erano concorsi fine a sé stessi, per lo più partecipati dalle turiste, senza particolari pretese. Eppure ricevevano un’attenzione e un interesse da non credere: le donne si sentivano gratificate, vedevano le loro fotografie nelle bacheche, qualcuna finiva sul giornale, tante mamme spingevano le figlie a salire sul palco. Da qui, l’intuizione di organizzare qualcosa dedicato alle mamme”.
La prima edizione?
“Fu fatta in viale delle Nazioni, il palco posizionato tra Gatteo Mare e Cesenatico. Pubblicizzata con annunci della Publiphono, grazie alla cooperativa bagnini di Gatteo Mare, ci trovammo 77 mamme da tutta Italia. L’evento finì su quotidiani e tv nazionali, vinse una mamma di Reggio Emilia di origini polacche”.
Il passo successivo?
“Registrai il marchio e partimmo con le selezioni in tutta Italia, per l’edizione successiva”.
Chi poteva partecipare?
“Le prime edizioni erano riservate a mamme tra i 25 e 45 anni. Successivamente, un po’ perché il mondo femminile è mutato, un po’ per le continue richieste di mamme che volevano partecipare, abbiamo alzato l’età, 46-55 anni, e aggiunto Miss Mamma Gold”.
Oltre al concorso, anche il calendario.
“Ogni edizione è accompagnata da undici fasce, che insieme alla vincitrice danno i volti ai dodici mesi dell’anno”.
Qualcuna delle partecipanti è diventata famosa?
“Per alcune è stato un trampolino di lancio. Ne cito un paio: Elena Isola è stata la testimonial di una grande azienda nazionale, Paola Merenda di Roma ha prestato il suo volto nella campagna di abbonamento Rai e per una azienda d’auto per il mercato tedesco”.
Che ruolo hanno i mariti?
“Determinante in molti casi nello stimolare la partecipazione. Ci siamo trovati anche situazioni di donne iscritte a loro insaputa”.
Come è cambiato il concorso in questi vent’anni?
“All’inizio era solo un gioco, adesso chi partecipa vuole essere protagonista”.
Sempre attorniato da donne. Qualche proposta indecente ti sarà arrivata?
“Qualcuna la avrò avuta ma non me ne sono accorto. Ho la fortuna di lavorare insieme a mia moglie che condivide con me questa avventura”.
A proposito, il tuo staff?
“Tutto in casa: mia moglie Mariagrazia e mia figlia Giorgia. Poi mi avvalgo di un gruppo di collaboratori”.
Iniziative future?
“Abbiamo creato la Nazionale di calcio di Miss Mamma Italiana. L’esordio c’è stato lo scorso dicembre a Padova. Ci tengo a sottolineare che partner del concorso è l’associazione Pangea di Milano: raccogliamo fondi per creare tre strutture in sostegno delle donne maltrattate”.
Adesso ti senti più organizzatore di eventi o giornalista?
“Il giornalismo è una passione, l’attualità sono gli eventi”.
Sei tra i pionieri nelle tv private.
“Prima ancora della radio, seguivo il calcio firmandomi ‘Polo Sport’ su Radio G.M. dei Branzanti”.
Erano i tempi delle radio libere.
“Programmi rudimentali, però se avevi un’idea si sperimentava. La popolarità che davano era tanta”.
Non esageriamo.
“Dovevo partire per i militari, un amico della nostra radio di Bellaria, mi portò a casa di tutti i radioascoltatori del territorio. Pare incredibile, ma li conosceva tutti, uno ad uno. Festa, abbracci, complimenti, fui sommerso da quell’umanità e alla fine mi ritrovai nelle tasche 2 milioni di lire”.
Un anno di naia, un anno senza radio.
“Seguito dalle lettere degli ascoltatori. Quando c’era la posta si andava in un piazzale, il capitano leggeva a voce alta i destinatari delle missive. La prima volta non faceva che risuonare il mio nome “Paolo Teti, Paolo Teti, Paolo Teti…”.
Cosa ti dissero?
“Mi presero da parte chiedendomi chi ero. Spiegai loro il mio lavoro in radio e si fecero una risata”.
Dopo la radio, la televisione?
“Sono partito con Tele Rubicone, poi Telemare, La9, Vga. Anche qui all’inizio era una tv delle origini, che faceva le dirette dalle piste da ballo: la gente impazziva nel vedersi in video”.
Come vedi il futuro delle tv locali, oggi?
“Molto difficile. L’offerta abbonda, la concorrenza è spietata, i costi crescono. Il digitale terrestre ha reso le cose molto più problematiche”.
Un ultima domanda: cosa ne pensi del Comune unico?
“Contrario, temo che si possa perdere la nostra identità”.
Ultimi Commenti