di Rosita Boschetti
Nel maggio del 1885 i tre fratelli si trasferiscono a Massa, dove il poeta riceve un incarico come insegnante. Una lettera a Raffaele, proveniente dal preziosissimo carteggio pisano, descrive proprio lo stato d'animo di Giovanni nel momento in cui si reca a Sogliano a fine aprile di quello stesso anno, a trovare le sorelle:
A Sogliano sono arrivato ieri sera: le sorelle sono fiorenti al solito; purchè non mi sfioriscano, purchè non mi appassiscano, purchè non mi avvizziscano, a me!
Il 7 maggio il poeta scrive ancora al fratello, esattamente 4 giorni dopo il loro trasferimento a Massa, affermando che a lui e alle sorelle mancava l'allegria, un punto di vista questo completamente lontano da quello di Mariù che, ricordando l'arrivo a Massa, parla della casa tra gli aranci, di cappellini nuovi e della cena deliziosa.
A questo periodo, precisamente al 1887, risale il poemetto L’amorosa giornata, incentrato su una figura femminile non chiaramente identificata. Il componimento è stato oggetto di varie interpretazioni; una delle più celebri è quella di Cesare Garboli, il quale afferma risolutamente che Ida sia la protagonista della corona di madrigali, basandosi sul fatto che la poesia venga collocata da Maria tra le Poesie famigliari.
Durante gli anni massesi, non si deve però trascurare la presenza di altre figure femminili nella vita del poeta, la cui suggestione potrebbe essere confluita in queste liriche.
Ernestina Orlandi, ad esempio, nata a Massa nel 1901, figlia di Barbara Papini, scrive al professor Paolo Pelù che la madre le raccontava spesso di come Pascoli ogni giorno, per recarsi al liceo Rossi, decidesse di percorrere proprio la strada che passava davanti a Villa Papini, posta lungo il fiume Frigido, non mancando mai di rivolgerle un saluto affettuoso, che lei sempre ricambiava.
Il biondo dei capelli di Barbara, descritti da Ernestina, e la presenza di un corso d’acqua vicino alla sua abitazione, elementi presenti sia ne L’Amorosa giornata sia ne Il Lauro, dello stesso periodo, possono decisamente indebolire la tesi di chi vede in Ida la protagonista del componimento.
A corroborare l’idea che l’interesse del poeta fosse rivolto all’esterno delle mura domestiche c’è anche un’ode di tre quartine intitolata Fine d’autunno, composta nel 1886. La lirica è stata trascritta dal professor Stefano Gianpaoli e fu annotata originariamente dal poeta sull’album di una ragazza di cui non ci è pervenuta l’identità. A prescindere da chi fosse la giovane, ci importa sottolineare come questa lirica a tema amoroso fosse stata dedicata a una donna che non era certo la sorella.
Come se non bastasse, sono questi anche i giorni in cui Pascoli inizia ad esternare al fratello Raffaele i propri malumori riguardo alla convivenza con le sorelle.
E' sempre il carteggio pisano, ancora in larga misura sconosciuto al pubblico, ad offrirci clamorose rivelazioni sulla vita sentimentale del poeta in questo periodo di convivenza con Ida e Maria, stati d'animo di cui le sorelle non sapevano, o meglio, non volevano comprendere nulla:
Io ti giuro che se avessi una ragazza, vorrei farla mia una settimana dopo. A forza di temporeggiare, si resta indietro e non si arriva più.
A ogni modo, se debbo godere tranquillamente, bisogna che non abbia dubbi per queste terribili giornate che sono per me le giornate di scadenze. Perchè a me tocca nasconder tutto e, persino, mostrarmi ilare. Non facciamo accuse; ma capirai che la convivenza con due sorelle, piuttosto sospettose e dubbiose, non è come la vita in comune con una moglie, che di voi sa e deve e vuole saper tutto e vi fa più leggero il carico addossandosene parte.
Ancora più eclatante una lettera non datata, ma precedente al matrimonio di Falino, nella quale Pascoli ammette che la sua vita è tanto bassa da essere invidioso di ogni altra morte e comincia a desiderare l'amore, così come altre volte aveva desiderato. Scrive in proposito al fratello:
Comincio a entrare nelle tue idee, e sento che se trovassi chi m'amasse non avrei il diritto di respingerla; anzi dovrei accettare per me la felicità che a ogni modo non son capace, così, di dare né a me né altrui.
In quella che è la risposta di Raffaele a Giovanni, traspare chiaramente il senso di oppressione provato dal poeta; qui il fratello cerca di consolarlo e lo esorta ad avere pazienza:
Hai poi finalmente capito che tu non hai il diritto o il dovere, come credi, di rinunciare a prendere una compagna affettuosa, e che abbia per te quelle cure, che nessun’altra donna all’infuori della mamma potrebbe avere? […] Bisognerà bene che le poverine si adattino a vivere con le loro cognate, mentre (non ne fo loro una colpa, perché è difetto di vera istruzione, dell’istruzione del cuore) esse non sono in caso di comprenderci e di amarci come noi abbiamo sete di essere amati? Persevera in questa tua felice idea; e se tu ti ci metti (ti ricordi eh?) non ti mancherà certo una compagna comme il faut, che viva solo per te, che sia vezzosa, che abbia mezzi ecc. ecc.
Davvero difficile, in queste circostanze, pensare a un rapporto ambiguo tra Giovanni e la sorella Ida, soprattutto scorrendo le carte pisane, nelle quali emergono prepotentemente, missiva dopo missiva, l'angoscia e la frustrazione generate da questa convivenza.
Nell’ottobre del 1887 il poeta viene chiamato ad insegnare al liceo Niccolini di Livorno, dove si trasferisce con entrambe le sorelle. È proprio una di queste, Maria, insieme al fratello Raffaele, a raccontarci di un nuovo innamoramento del poeta, quello per Lia.
La ragazza è figlia del musicista e compositore Emilio Bianchi e il poeta ha modo di conoscerla impartendo lezioni private presso una famiglia amica dei Bianchi. Ecco come Maria Pascoli riporta l’accaduto:
In quella casa, di sera, andava sempre una graziosa signorina, che intratteneva la famiglia con un pò di musica e di canto. Subito ella cominciò a famigliarizzare con Giovannino dimostrandogli molta simpatia. A giudicare dall’aspetto poteva rasentare i venti anni, non aveva però ancora le vesti interamente lunghe, e queste vesti erano a lutto. Apparteneva a una famiglia di origine buona, ma senza beni di fortuna. Suo padre era maestro di musica. A farla breve egli se ne innamorò quasi di colpo senza aver avuto tempo di prevederne il pericolo e sfuggirlo come altre volte eroicamente l’aveva sfuggito pensando alle sue condizioni famigliari.
Da queste parole risulta evidente quanto Maria consideri l'innamoramento di Giovanni per Lia Bianchi un pericolo per l’equilibrio familiare. Di ben altro avviso è Raffaele che, come riferisce la stessa Maria, scrive al poeta una lettera d’incoraggiamento rispetto al suo amore per la giovane:
Ho piacere, ma piacere assai, che tu sia innamorato. O potessi anche tu trovare una donnina ammodo che ti addolcisse la vita circondandoti di cure affettuose! Su coraggio. Non devi già sacrificarti per tutta la tua vita! Ci sarà da pensare per le sorelle. Dicono che fra cognate si va poco d’accordo. Ebbene, diamo marito all’Ida. La Mariuccina, che è d’indole migliore, ce la sballotteremo un semestre per ciascuno. Ma dichiarati perdio! Non aver paura. Sei giovane, e un pochino più bello di me, che pure passo per quasi bello. Coraggio. Sarà la tua felicità.
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